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Commenti

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Luglio 2017

Vanessa Costa, psicoeterapeuta COIRAG

Per descrivere il mio percorso di avvicinamento a questo testo ritengo sia imprescindibile partire dal suo titolo, “Fili Spezzati”. Per mesi, dopo averlo comprato, ho tenuto questo libro sulla scrivania, in attesa di affrontarlo con calma durante le vacanze estive, ma il suo titolo, così evocativo ed al contempo capace di suscitare immagini vivide e concrete mi ha immediatamente incuriosita, attivando la mia fantasia nel cercare di prefigurare ciò che avrei trovato al suo interno, pagina dopo pagina.

I fili spezzati mi hanno portata a pensare a legami irrimediabilmente compromessi, facendomi immaginare qualcosa che a seguito di una crisi improvvisa e acuta o di un logorio incessante e perpetuo, viene rotto per sempre. Due fili spezzati possono avere destini molto diversi: possono proseguire la loro esistenza in modo indipendente e spensierato oppure essere maldestramente o prepotentemente riannodati all’infinito se non si accetta la loro separazione, ma possono anche essere amorevolmente e faticosamente ricongiunti pur dovendo imparare ad accettare che la loro unione non potrà più essere quella di prima, lineare e priva di imperfezioni, ma che da quel momento in poi dovrà essere diversa, e chissà, forse addirittura più resistente se ci si è adoperati a sufficienza per costruire un buon nodo.

Una volta preso tra le mani il libro, pronta ad accogliere tutto quello che sarebbe scaturito dalle sue pagine, mi sono resa conto che, come sempre, gli autori non avrebbero deluso le aspettative. Mi hanno accolta infatti, fin dalle prime righe, una scrittura lineare e scorrevole ma allo stesso tempo curata ed avvincente, usata con maestria sia per dipingere gli scenari più complessi e drammatici sia per fornire una chiave di lettura psicoanalitica dei fatti, elementi che hanno sempre rappresentato, a mio parere, gli ingredienti distintivi degli scritti della dott.ssa Scalari e del dott. Berto.

Riconosco così bene lo stile sorprendentemente semplice, ma mai semplicistico o banale, utilizzato dalla dott.ssa Scalari per narrare gli aspetti più complessi dei legami e per rendere accessibili ai suoi allievi le teorizzazioni più ostiche della psicoanalisi e della psicosocioanalisi, che questa volta, nel leggere “Fili spezzati” non ho potuto far altro che sorridere affettuosamente nel sorprendermi a recitarlo nella mente con il suo delicato accento veneziano.

“Fili spezzati” ha rappresentato per me un interessantissimo exursus sui legami affettivi, a partire dalla loro creazione, passando attraverso la complessità relativa alla loro cura quotidiana, fino ad arrivare alla loro distruzione, con esiti più o meno nefasti per la coppia stessa e per l’eventuale prole.

E’ un libro avvincente che stimola interrogativi e riflessioni non solo come professionisti dell’area psicologica ma anche a livello personale. Credo infatti non ci sia nulla di più intimo e personale della riflessione sulla propria identità soggettiva in relazione all’altro in una coppia. Identità che per ciascuno è frutto dell’essere stato figlio di quei genitori, che avevano quelle specifiche modalità e che proprio a fronte dei depositi emotivi scaturiti da quelle relazioni primarie e da quei modelli genitoriali e di coppia, si trova ad entrare in relazione con lo specifico uomo o donna che si è scelto di amare.

E’ stato quindi, da un lato, un viaggio altamente formativo dal punto di vista professionale, alla scoperta di una crescente comprensione della patologia del legame, delle difficoltà del lavoro con la coppia e degli strumenti necessari per sostenerlo, delle implicazioni emotive associate
alla separazione, sia per gli ex coniugi che per gli eventuali figli, dei risvolti più patologici e perversi che la perdita dell’altro può scatenare e delle problematiche psicologiche, organizzative ed educative che separazioni e divorzi possono generare. L’utilizzo di brevi stralci clinici esemplificativi all’inizio di ogni capitolo, ha inoltre permesso anche ai professionisti chi non si trovino ad operare quotidianamente in contesti di coppia, di terapie familiari o in ambito peritale, di comprendere a pieno le riflessioni teoriche successive, offrendo la possibilità di calarsi con maggiore facilità nel contesto di riferimento preso in esame.

D’altro canto, la lettura di “Fili spezzati”, mi ha permesso di aprire un’ulteriore riflessione sulla mia personale storia di figlia, all’interno del mio contesto di riferimento, e di prendere maggiore consapevolezza circa l’evoluzione delle mie modalità di costruire e rompere legami nel corso degli anni e nelle diverse situazioni di coppia, sollecitando un approfondimento personale che ritengo sia doveroso se si desidera cimentarsi in contesti professionali di questo tipo.

E’ un libro ricco e stratificato, che si rivolge ad una platea ampia e variegata e forse proprio per questa sua capacità di intercettare parti diverse, finisce per risultare ancor più avvincente. E’ un libro in grado di fornire stimoli nuovi agli operatori del settore (psicologi, educatori, consulenti familiari, psicoterapeuti ecc), ma anche capace di arrivare in modo diretto agli stessi protagonisti delle storie descritte: a chi sta vivendo una crisi di coppia, a chi sta attraversando una separazione o un divorzio, a chi fatica a lasciar andare l’ex compagno o a chi non riesce a creare un “ponte virtuale” con l’ex coniuge in modo da costruire un ambiente genitoriale rassicurante per il figlio, in grado di trasmettergli la fiducia di coltivare legami capaci di resistere agli ostacoli della vita.

E’ un libro, in conclusione, che attraverso la sollecitazione ad una riflessione personale ed una crescente comprensione dei meccanismo sottostanti le relazioni amorose e l’amore coniugale permette di affrontare le diverse sfaccettature e le inevitabili conseguenze della creazione e della dissoluzione dei legami.

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Paola Scalari
è psicologa, psicoterapeuta, psicosocioanalista, docente in Psicoterapia della coppia e della famiglia alla Scuola di Specializzazione in Psicoterapia della COIRAG e di Teoria e tecnica del gruppo operativo in ARIELE psicoterapia. Docente Scuola Genitori Impresa famiglia Confartigianato.
Socia di ARIELE Associazione Italiana di Psicosocioanalisi. E’ consulente, docente, formatore e supervisore di gruppi ed équipe per enti e istituzioni dei settori sanitario, sociale, educativo e scolastico.
Cura per Armando la collana Intrecci e per la meridiana la collana Premesse… per il cambiamento sociale, ed è consulente delle riviste Animazione sociale del gruppo Abele, Conflitti del CPPP, Io e il mio Bambino, Sfera-Rizzoli group.
Nel 1988 ha fondato i "Centri età evolutiva" del Comune di Venezia per sostenere la famiglia nel suo compito di far crescere i figli e si è occupata della progettualità del servizio Infanzia Adolescenza della città di Venezia.
Insieme a Francesco Berto ha recentemente pubblicato per le edizioni La Meridiana: "Adesso basta! Ascoltami. Educare i ragazzi al rispetto delle regole." (2004), "Fuggiaschi. Adolescenti tra i banchi di scuola." (2005), "Fili spezzati. Aiutare genitori in crisi, separati e divorziati." (2006), "ConTatto. La consulenza educativa ai genitori." (2008), "Padri che amano troppo." (2009), "Mal d'amore. Relazioni familiari tra confusioni sentimentali e criticità educative." (2011), "A scuola con le emozioni - Un nuovo dialogo educativo" (2012), "Il codice psicosocioeducativo" (2013), "Parola di Bambino. Il mondo visto con i suoi occhi." (2013).

Educare è insegnare ad avere fiducia nel mondo che verrà, a investire positivamente le proprie capacità, a sognare e faticare per realizzare le proprie speranze di vita. Una scuola attiva, formativa, lo sa.
La scuola attiva e formativa è la scuola che tutti noi vorremmo avere per i nostri bambini e ragazzi ma sembra essere lontano anni luce da quello che incontriamo quotidianamente. Prevale una lamentazione diffusa: insegnanti che si lamentano della famiglia dei propri alunni, genitori che difendono tout court i figli e non sembrano comprendere la necessità di un apprendimento basato su aspetti cognitivi, cooperativi ed emotivi. Si trova tanta demotivazione e ancor più rassegnazione, al punto da creare una sorta di imprinting alla rassegnazione anche nei bambini.
Questo libro, curato da Paola Scalari e scritto da insegnanti, pedagogisti, psicologi ed educatori ha il compito da un lato di fare una fotografia critica del presente, dall'altro di proporre buone pratiche per una scuola dell'oggi e del domani. Le buone pratiche sono basate su teorie consolidate ma non ancora applicate in maniera sistematica e consapevole: Bauleo, Pagliarani, Bleger, Freinet, Milani e, per citare il mondo attuale, Canevaro e Demetrio.
Si tratta di pratiche che tengono conto della possibilità di costruire una scuola che aiuti a pensare, dialogare, dar forma. Una scuola basata sull'ascolto, su modalità cooperative, dove bambini e ragazzi possano sentirsi liberi di esprimersi ma anche di prendersi responsabilità in base alle loro competenze. Una scuola che sa mettersi in relazione con i bambini e che sa creare basi per una coesione tra adulti che condividono l'educazione dei figli e degli allievi.
A scuola con le emozioni è rivolo agli insegnanti e ai genitori, ma anche a educatori e psicologi. Com'è il mondo visto con gli occhi del bambino? E' una domanda a cui dovrebbero saper rispondere soprattutto gli educatori dei bambini (oltre che i genitori, auspicabilmente), le maestre e i maestri di vari livelli, coloro che sono impegnati a far crescere i piccoli, ad indicare loro la strada per diventare adulti, per imparare a vivere. Una bella risposta alla domanda è contenuta nel libro "Parola di bambino" scritto da Paola Scalari e Francesco Berto, edizioni la meridiana (premesse... per il cambiamento sociale). La collana, per altro, è curata dalla stessa Paola Scalari che venerdì 14 alle 18 sarà alla libreria Einaudi di Trento in piazza della Mostra.

"Il conflitto che i bambini esprimono con le loro paure richiede l'amore di tutta la nostra intelligenza", scriveva lo psicanalista Luigi Pagliarani negli anni Novanta. Fondatore e presidente di ARIELE (Associazione Italiana di Psicosocioanalisi), Pagliarani, ha lasciato una profonda traccia del suo pensiero tanto che, molti dei suoi, allievi, ora psicanalisti e psicoterapeuti, hanno costituito la Fondazione a lui dedicata (www.luigipagliarani.ch). Fra questi Carla Weber che, venerdì 14, sarà in conversazione con Paola Scalari, co-autrice del libro. Suddiviso in quattro parti, "Alfabetizzazione sentimentale" la prima, "Chiamale emozioni" la seconda, "Il legame familiare" la terza e "Immagini spontanee, volare in alto" la quarta, "Parola di bimbo" non racconta, evoca, "mobilita cioè, poeticamente, la condizione di figlio che è l'elemento unificante l'umanità". Per gli studiosi che fanno riferimento a Luigi Pagliarani, gli autori del libro e coloro che fanno parte dell' associazione "Ariele", oltrecché della Fondazione, "la possibilità di ogni bambino di costruire un buon legame con sé stesso e con il mondo esterno va iscritta nei rapporti tra genitori, nei vincoli tra famiglie, nel tessuto vitale di un territorio, nell'attenzione creativa del mondo scolastico e nelle buone offerte del tempo libero". Sostengono gli autori del libro che "un adulto significativo nella crescita dei minori sa rimanere in contatto con la parte piccola, sensibile, fragile, incompiuta di se stesso". Solo così è possibile riconoscere ed identificarsi con le fatiche emotive dei bambini e aiutare il piccolo a "mettere in parole le emozioni". Non un percorso facile perché presuppone, da parte dell'adulto, la capacità di instaurare un livello comunicativo fra sé e il piccolo, visibile e invisibile, fra la mente di chi è già formato e la psiche di chi deve ancora formarsi. Una sfida bella, premessa necessaria per un mondo umano più equilibrato e meno sofferente. Il libro è il risultato di una ricerca sul campo fatta con i bambini e, nelle pagine sono contenute anche le loro osservazioni, le riflessioni su alcune questioni poste dall'educatore. Una postfazione di Luigi Pagliarani contribuisce a centrare ancor più il tema perché i due verbi da coniugare in ambito educativo sono "allevare e generare. Il grande - che sa ed ha - con l'allevare dà al piccolo quel che non sa e non ha. Qui c'è una differenza di statura. Nel generare questa differenza sparisce. Tutti contribuiscono a mettere al mondo, a far nascere quel che prima non c'era...". Un libro utile a educatori, genitori e adulti che vogliano rapportarsi con successo con i piccoli.