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Commenti

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I SI E I NO. CONCEDERE O PROIBIRE. COME POSSONO REGOLARSI I GENITORI.

 

Tanti nomi, tante storie tante emozioni racchiuse in questo libro. Le pagine scorrono accompagnando il lettore in un mondo intricato caratterizzato da domande, le cui risposte non sono scontate o definite. A partire dal titolo si comprende ciò che è l’intenzione del libro: i concetti di regolazione e di modulazione degli interventi sulla base dell’ascolto, divengono punti fondamentali nell’affrontare il difficile argomento dell’educazione dei figli.


Già nelle prime pagine del libro si è introdotti, attraverso una carrellata di esempi e racconti, nel mondo dei bambini all’interno del quale tutto sembra essere possibile. Crescere e diventare adulti passa attraverso la consapevolezza di ciò che è realtà e ciò che è fantasia.  Desiderare è una tappa fondamentale nella vita di ciascuna persona, grande o piccola che sia; la responsabilità del genitore è aiutare il bambino nel difficile compito di differenziare una fantasia, talvolta onnipotente, da una realtà, spesso frustrante, attraverso i sì e i no.
Attraverso un delicato approccio alla genitorialità si è accompagnati alla scoperta di parti di sé e ci si scontra con desideri proiettati sui figli, con aspettative deluse o speranze attese a scapito dell’autenticità della relazione. I comportamenti volti a comunicare con il mondo dei grandi sono snocciolati attraverso l’esemplificazione di ciò che accade in tante famiglie e a tanti genitori. Così leggere che i bambini s’imbrattano durante i pasti e sapere che la comunicazione di un bisogno passa anche attraverso pianti e accese discussioni, diviene rassicurante e apre uno spazio di condivisione portando il lettore a non sentirsi solo nella gestione di episodi comuni nella crescita e nella formazione dell’ identità del bambino. Le lacrime dei bambini hanno un significato: importante è la narrazione del senso delle lacrime di Sofia, impaurita dall’abbandono della madre o di Simone che cerca una strada per essere accettato o ancora Veronica che piange perché cerca il suo modo di esserci nel mondo.  Il pianto è il primo canale comunicativo ed il bambino impara presto ad utilizzarlo non solo per chiedere ma anche per pretendere ponendo i genitori all’interno di un dilemma: concedere o proibire? Ancora una volta la modulazione della presenza è ponderata sull’ascolto e il dialogo si sposta da un canale pretenzioso ad uno comprensivo. Consolante è leggere che i litigi ed i conflitti esistono per natura, anzi sono funzionali allo sviluppo e ogni famiglia attraversa le tappe della crescita passando per pianti, capricci, desideri e frustrazioni.
Uno sguardo sui figli ed uno sui genitori, un pensiero a ciò che avviene nel mondo interno dei piccoli ma anche un’attenzione a ciò che caratterizza i vissuti emotivi dei grandi. Tutti siamo figli e le vicissitudini personali entrano in gioco nella crescita di un bambino. Mamme e papà prendono contatto con la messa in discussione delle loro regole e con le sfide quotidiane dei propri figli.  
A seguito di una prima parte caratterizzata da fotografie di momenti di vita famigliare, l’autrice dedica l’attenzione ai vissuti dei genitori passando attraverso la storia di Lorenzo, bambino soffocato dalla coppia genitoriale. Aspettative disattese, trasgressioni, delusioni sono biunivoche ma l’essere genitore prevede la responsabilità di tutelare e agevolare la crescita dell’identità del figlio senza creare prolungamenti di sé stessi ma favorendo l’individualizzazione.
La parte del libro che si occupa dei genitori è originale ed efficace e richiede al genitore di fermarsi e di porre un pensiero rispetto a ciò che avviene emotivamente durante il percorso educativo di un figlio. L’intento è quello di permettere di riconoscre rabbie, incomprensioni, paure e dubbi al fine di poterli integrare nella storia personale ed in quella familiare.
Concreta e puntuale anche la conversazione con il Prof. Bolognini in cui le domande che dimorano la mente dei genitori ricevono un luogo per essere espresse e soddisfatte. Domande che esprimono il desiderio di essere un buon genitore ma che interrogano il lettore sulla fatica e sul pensiero che è necessario porre nella costruzione della relazione con i figli.
Al termine del libro si abbandona la parola concedere come fosse l’espressione parziale delle risposte che i figli chiedono. Concedere non basta ma il concetto è quello di essere genitori partecipi ed entusiasti nell’accompagnare il figlio verso nuovi mondi e nuove esperienze, e quando si parla di proibire sarà l’empatia ad aiutare il bambino nella comprensione di un no.
Il contatto emotivo con il figlio è lo strumento principe per creare una relazione soggettiva ed autentica sulla base della propria storia. Ponderare le scelte considerando le proprie origini e, nello stesso tempo guardando avanti: sì e i no hanno significato solo se coerenti con la propria storia.

 

 

“Tutti i grandi sono stati bambini una volta “.
Il Piccolo principe

 

Claudia Vinante, psicologa

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Paola Scalari
è psicologa, psicoterapeuta, psicosocioanalista, docente in Psicoterapia della coppia e della famiglia alla Scuola di Specializzazione in Psicoterapia della COIRAG e di Teoria e tecnica del gruppo operativo in ARIELE psicoterapia. Docente Scuola Genitori Impresa famiglia Confartigianato.
Socia di ARIELE Associazione Italiana di Psicosocioanalisi. E’ consulente, docente, formatore e supervisore di gruppi ed équipe per enti e istituzioni dei settori sanitario, sociale, educativo e scolastico.
Cura per Armando la collana Intrecci e per la meridiana la collana Premesse… per il cambiamento sociale, ed è consulente delle riviste Animazione sociale del gruppo Abele, Conflitti del CPPP, Io e il mio Bambino, Sfera-Rizzoli group.
Nel 1988 ha fondato i "Centri età evolutiva" del Comune di Venezia per sostenere la famiglia nel suo compito di far crescere i figli e si è occupata della progettualità del servizio Infanzia Adolescenza della città di Venezia.
Insieme a Francesco Berto ha recentemente pubblicato per le edizioni La Meridiana: "Adesso basta! Ascoltami. Educare i ragazzi al rispetto delle regole." (2004), "Fuggiaschi. Adolescenti tra i banchi di scuola." (2005), "Fili spezzati. Aiutare genitori in crisi, separati e divorziati." (2006), "ConTatto. La consulenza educativa ai genitori." (2008), "Padri che amano troppo." (2009), "Mal d'amore. Relazioni familiari tra confusioni sentimentali e criticità educative." (2011), "A scuola con le emozioni - Un nuovo dialogo educativo" (2012), "Il codice psicosocioeducativo" (2013), "Parola di Bambino. Il mondo visto con i suoi occhi." (2013).

Educare è insegnare ad avere fiducia nel mondo che verrà, a investire positivamente le proprie capacità, a sognare e faticare per realizzare le proprie speranze di vita. Una scuola attiva, formativa, lo sa.
La scuola attiva e formativa è la scuola che tutti noi vorremmo avere per i nostri bambini e ragazzi ma sembra essere lontano anni luce da quello che incontriamo quotidianamente. Prevale una lamentazione diffusa: insegnanti che si lamentano della famiglia dei propri alunni, genitori che difendono tout court i figli e non sembrano comprendere la necessità di un apprendimento basato su aspetti cognitivi, cooperativi ed emotivi. Si trova tanta demotivazione e ancor più rassegnazione, al punto da creare una sorta di imprinting alla rassegnazione anche nei bambini.
Questo libro, curato da Paola Scalari e scritto da insegnanti, pedagogisti, psicologi ed educatori ha il compito da un lato di fare una fotografia critica del presente, dall'altro di proporre buone pratiche per una scuola dell'oggi e del domani. Le buone pratiche sono basate su teorie consolidate ma non ancora applicate in maniera sistematica e consapevole: Bauleo, Pagliarani, Bleger, Freinet, Milani e, per citare il mondo attuale, Canevaro e Demetrio.
Si tratta di pratiche che tengono conto della possibilità di costruire una scuola che aiuti a pensare, dialogare, dar forma. Una scuola basata sull'ascolto, su modalità cooperative, dove bambini e ragazzi possano sentirsi liberi di esprimersi ma anche di prendersi responsabilità in base alle loro competenze. Una scuola che sa mettersi in relazione con i bambini e che sa creare basi per una coesione tra adulti che condividono l'educazione dei figli e degli allievi.
A scuola con le emozioni è rivolo agli insegnanti e ai genitori, ma anche a educatori e psicologi. Com'è il mondo visto con gli occhi del bambino? E' una domanda a cui dovrebbero saper rispondere soprattutto gli educatori dei bambini (oltre che i genitori, auspicabilmente), le maestre e i maestri di vari livelli, coloro che sono impegnati a far crescere i piccoli, ad indicare loro la strada per diventare adulti, per imparare a vivere. Una bella risposta alla domanda è contenuta nel libro "Parola di bambino" scritto da Paola Scalari e Francesco Berto, edizioni la meridiana (premesse... per il cambiamento sociale). La collana, per altro, è curata dalla stessa Paola Scalari che venerdì 14 alle 18 sarà alla libreria Einaudi di Trento in piazza della Mostra.

"Il conflitto che i bambini esprimono con le loro paure richiede l'amore di tutta la nostra intelligenza", scriveva lo psicanalista Luigi Pagliarani negli anni Novanta. Fondatore e presidente di ARIELE (Associazione Italiana di Psicosocioanalisi), Pagliarani, ha lasciato una profonda traccia del suo pensiero tanto che, molti dei suoi, allievi, ora psicanalisti e psicoterapeuti, hanno costituito la Fondazione a lui dedicata (www.luigipagliarani.ch). Fra questi Carla Weber che, venerdì 14, sarà in conversazione con Paola Scalari, co-autrice del libro. Suddiviso in quattro parti, "Alfabetizzazione sentimentale" la prima, "Chiamale emozioni" la seconda, "Il legame familiare" la terza e "Immagini spontanee, volare in alto" la quarta, "Parola di bimbo" non racconta, evoca, "mobilita cioè, poeticamente, la condizione di figlio che è l'elemento unificante l'umanità". Per gli studiosi che fanno riferimento a Luigi Pagliarani, gli autori del libro e coloro che fanno parte dell' associazione "Ariele", oltrecché della Fondazione, "la possibilità di ogni bambino di costruire un buon legame con sé stesso e con il mondo esterno va iscritta nei rapporti tra genitori, nei vincoli tra famiglie, nel tessuto vitale di un territorio, nell'attenzione creativa del mondo scolastico e nelle buone offerte del tempo libero". Sostengono gli autori del libro che "un adulto significativo nella crescita dei minori sa rimanere in contatto con la parte piccola, sensibile, fragile, incompiuta di se stesso". Solo così è possibile riconoscere ed identificarsi con le fatiche emotive dei bambini e aiutare il piccolo a "mettere in parole le emozioni". Non un percorso facile perché presuppone, da parte dell'adulto, la capacità di instaurare un livello comunicativo fra sé e il piccolo, visibile e invisibile, fra la mente di chi è già formato e la psiche di chi deve ancora formarsi. Una sfida bella, premessa necessaria per un mondo umano più equilibrato e meno sofferente. Il libro è il risultato di una ricerca sul campo fatta con i bambini e, nelle pagine sono contenute anche le loro osservazioni, le riflessioni su alcune questioni poste dall'educatore. Una postfazione di Luigi Pagliarani contribuisce a centrare ancor più il tema perché i due verbi da coniugare in ambito educativo sono "allevare e generare. Il grande - che sa ed ha - con l'allevare dà al piccolo quel che non sa e non ha. Qui c'è una differenza di statura. Nel generare questa differenza sparisce. Tutti contribuiscono a mettere al mondo, a far nascere quel che prima non c'era...". Un libro utile a educatori, genitori e adulti che vogliano rapportarsi con successo con i piccoli.