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Simona Molaschi, psicoterapeuta

 

"Solo potendo giocare con i pensieri questi possono trovare la strada per formularsi" descrivono gli autori, e riformularsi, mi piace aggiungere; per questo ho voluto leggere questo libro, dedicando tutto il tempo necessario, e mai sufficiente, per dare spazio contemporaneamente alla riflessione e alla revisione di ciò che ho appreso in questo percorso di specializzazione e non solo, in generale per alimentare la mia "dialisi mentale".

Questa lettura è stata un'occasione interessante per attivare la percezione dei miei diversi gruppi interni di appartenenza e quindi di come "non si è mail soli". Le mie diverse anime erano presenti sempre, tutte insieme: quella di madre, moglie, formatrice, mediatrice, psicologa scolastica, e psicoterapeuta in fieri. Ho voluto cogliere l'opportunità di rafforzare, attraverso l'incontro con gli autori, le mie diverse sfaccettature identitarie, professionali e personali consapevole che sostare in una posizione di ricerca e di revisione è prezioso. Nell'esperienza dell'apprendere si attivano processi trasformativi che implicano acquisizioni ma anche perite di aspetti che fino a quel momento si sentivano definiti. E' stato faticoso, ma non ho voluto privarmi dell'occasione di immergermi totalmente in questa "lavatrice".

 

Leggere questo testo è stata innanzitutto un'esperienza emotiva: il ritrovare, come nel pensatoio del Mago Albus Silente, tutte le immagini del passato che consentono di affrontare consapevolmente il presente e progettare il futuro. "L'essere umano ha bisogno di trovare un significato nominabile da dare alle cose che incontra nella sua esistenza, siano esse sorte dal piacere della vita con il mistero delle sue origini o dalla paura della morte con la sofferenza tragica che porta con sé ogni lutto".

 

Mi sono accostata alla lettura con una certa perplessità legata al titolo del testo che mi risuonava dogmatico, ma mi sono immediatamente ritrovata immersa nella parola poetica che gli autori utilizzano nel descrivere l'arte di prendersi cura della crescita emotiva di "bambini incompiuti e adulti fragili". Mi sono lasciata quindi condurre anch'io nel "sottobosco oscuro" non volendo perdermi l'occasione di scovare nuovi "funghi-pensiero" da portare alla luce, per no smettere mai di crescere e prepararmi con nuova maturità, in questa già matura fase della mia vita, all'approccio con l'altro da educare, formare, curare.

 

Il puer, sia esso il giovane figlio reale o il piccolo rimasto dentro ad ogni adulto ha bisogno di essere amato e di amarsi per arrivare ad amare. Questo è l'essenza del compito di ciascuno Maestro di Vita, che si ponga l'obiettivo di accompagnare "l'uomo in quel tragitto che lo conduce ad abbandonare i suoi aspetti sadomasochistici per poter arrivare ad apprezzare il valore del legame umano.

La diseguaglianza nella posizione mentale tra chi insegna e chi impara rappresenta uno dei principi irrinunciabili dell'educare. L'educatore è in posizione asimmetrica, ma si occupa di colui che non sa e lo fa senza mai svalutarlo per il fatto che ignora molte cose. Tutti gli educatori devono perciò essere capaci di contenere la persona fragile a causa della sua età o per via della sua storia, senza essere distanti da lei.

 

Il modello Psicosocioeducativo promuove una modalità per agire simultaneamente su tutte le figure educative, ognuna infatti sostiene il suo specifico processo ma tutte hanno la stessa meta: si occupano "soggetti incompiuti", rimasti incagliati in un sé infantile, invischiati in una posizione psichica ambigua, e quindi fragili, fornendogli una base affettiva sicura. Come conseguenza si apre la strada della speranza nella quale transiteranno successivamente anche altre opportunità formative e curative.

 

La psicoanalisi è il minimo comune denominatore, imodello teorico sottostante tutta la trattazione. Conoscere come avviene il processo che va a costruire la mente è un'opportunità emotiva ed intellettiva che arricchisce il sapere di ogni figura educativa, sostengono gli autori; il pensiero psicoanalitico ha dato dei contributi unici e imprescindibili sulle caratteristiche del funzionamento mentale e sull'importanza decisiva dei rapporti interpersonali significativi come supporto alla crescita, a cominciare dai primi vincoli familiari. La psicoanalisi applicata nei diversi ambiti con il ruolo psicosocioeducativo può uscire dalle proprie stanze ovattate, diffondersi e applicarsi ovunque, nelle scuole, nelle attività del tempo libero, nei quartieri a rischio, nelle case di chi sta male.

 

Psicoanalitica è la visione dell'adulto formatore come "morbido utero pronto a essere fecondato per concepire una nuova vita". Come una buona madre chiunque voglia offrire un contenimento evolutivo deve quindi predisporre un ambiente umano avvolgente, rassicurante e caldo dove tutto ciò che accade è riconoscibile, nominabile e condivisibile. Così deve essere il setting in ogni circostanza e, pur declinandosi in setting leggero e portatile, non deve perdere la propria connotazione di luogo rigoroso, dove metodi, spazio e tempo vengono definiti, così come la future conclusioni.

 

Un concetto che permea tutto il testo e lo rende peculiare è che nessuno educa da solo e che, nonostante ogni soggetto richieda uno sguardo, un avvicinamento, un accostamento unico e speciale, non si può capire il singolo senza comprendere lo sfondo dove vive e al tempo stesso non si può analizzare il contesto collettivo, se non si ascolta la persona che lo abita. E ancora non esistono bambini difficili bensì adulti incompetenti, immaturi, legami familiari inconsistenti che rivelano a loro volta una serie di fallimenti derivanti dai propri ascendenti, in un'ottica transgenerazionale. Il bambino disturbato è quindi soltanto il portavoce del malessere relazionale familiare.

 

Il benessere di un individuo è dato dalla qualità delle relazioni che collegano il gruppo di adulti che si prendono cura di lui e l'esito evolutivo incrementa in modo esponenziale quando le persone che si occupano di un singolo o di un collettivo sanno vivere dentro alla dinamica del gruppo di riferimento senza distruggersi, invidiarsi, annullarsi, frantumarsi.

 

La nozione di gruppalità quindi non solo si applica ai contesti collettivi, ma anche alle singole persone poiché costituisce una concezione per pensare a come l'identità del singolo sappia armonizzare le sue tante e diverse voci interiori.

 

Promuovere benessere, alla nostra epoca, significa affrontare il disagio relazionale che caratterizza il "pianeta famiglia", che a livello globale sta attraversando un'epoca di crisi, trasformazioni e massicce mescolanze tra le diverse comunità dei diversi paesi. Educare significa quindi valorizzare la diversità e offrire nuove competenze su come valorizzare i legami umani e la loro qualità. Gli autori offrono un'interessante panoramica, che si snoda tra singolo, comunità e globo, delle difficoltà e della fragilità narcisistica che caratterizza oggi la società.

 

Per ogni essere umano è dunque cruciale che l'incontro con l'altro (sia esso genitore, operatore, docente, psicoterapeuta) promuova la costruzione di una relazione che sappia fissarsi nella mente garantendo la voglia di vivere. E' un legame che, internalizzato, impedisce di poter arrivare a perdere il senso di Sé, smarrirsi nel vortice delle difficoltà esistenziali e disgregarsi di fronte agli ostacoli della vita. E' un vincolo che, facendo da perno ad ogni mutazione dell'ambiente, permette all'individuo di adattarsi alle diverse circostanze senza avvertirsi in balia di vissuti spaventosi, tremendi e mortiferi.

 

Il codice psicosocioeducativo attraverso macroconcetti di generatività, creatività, adultità, potenzialità, attualità e operatività delinea le ragioni e i modi per prendersi cura della crescita emotiva della persona: sviluppare l'empatia e la dipendenza dagli altri ma anche la propria unicità, il senso di una identità stabile e coesa che consenta l'apertura costante al cambiamento, il senso morale e la libertà di operare scelte.

 

Gli autori si rivolgono contemporaneamente a genitori, formatori, educatori, e psicoterapeuti in quanto attori accomunati sulla scena educativa dal ruolo di adulti competenti in grado di guidare un soggetto che deve crescere, sia esso figlio, allievo o paziente. Il fluttuare armonico del testo tra le diverse dimensioni relazionali, dalla vita al setting terapeutico, in parallelo sui diversi piani, singolo, gruppale, comunitario e sociale, con un linguaggio vivace, ricco e intenso, rende peculiare questo scritto e gli conferisce un'azione "narrativa" che assume il valore di funzione regolatrice della mente "facilitando una costruzione coerente di un apparato per ragionare" e immaginare innovativi e necessari scenari applicativi.

 

Al termine della lettura mi colpisce la sensazione che provo, quella di osservare una fotografia a colori, trasformata da negativo in positivo, come un tempo accadeva nella tecnologia fotografica, stampata ora in un'immagine definita, chiara e brillante. Ma con il desiderio ora di utilizzare la tecnologia digitale per catturare nuove immagini, sperimentare, creare nuovi montaggi fotografici.

 

Simona Molaschi, psicoterapeuta

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Paola Scalari
è psicologa, psicoterapeuta, psicosocioanalista, docente in Psicoterapia della coppia e della famiglia alla Scuola di Specializzazione in Psicoterapia della COIRAG e di Teoria e tecnica del gruppo operativo in ARIELE psicoterapia. Docente Scuola Genitori Impresa famiglia Confartigianato.
Socia di ARIELE Associazione Italiana di Psicosocioanalisi. E’ consulente, docente, formatore e supervisore di gruppi ed équipe per enti e istituzioni dei settori sanitario, sociale, educativo e scolastico.
Cura per Armando la collana Intrecci e per la meridiana la collana Premesse… per il cambiamento sociale, ed è consulente delle riviste Animazione sociale del gruppo Abele, Conflitti del CPPP, Io e il mio Bambino, Sfera-Rizzoli group.
Nel 1988 ha fondato i "Centri età evolutiva" del Comune di Venezia per sostenere la famiglia nel suo compito di far crescere i figli e si è occupata della progettualità del servizio Infanzia Adolescenza della città di Venezia.
Insieme a Francesco Berto ha recentemente pubblicato per le edizioni La Meridiana: "Adesso basta! Ascoltami. Educare i ragazzi al rispetto delle regole." (2004), "Fuggiaschi. Adolescenti tra i banchi di scuola." (2005), "Fili spezzati. Aiutare genitori in crisi, separati e divorziati." (2006), "ConTatto. La consulenza educativa ai genitori." (2008), "Padri che amano troppo." (2009), "Mal d'amore. Relazioni familiari tra confusioni sentimentali e criticità educative." (2011), "A scuola con le emozioni - Un nuovo dialogo educativo" (2012), "Il codice psicosocioeducativo" (2013), "Parola di Bambino. Il mondo visto con i suoi occhi." (2013).

Educare è insegnare ad avere fiducia nel mondo che verrà, a investire positivamente le proprie capacità, a sognare e faticare per realizzare le proprie speranze di vita. Una scuola attiva, formativa, lo sa.
La scuola attiva e formativa è la scuola che tutti noi vorremmo avere per i nostri bambini e ragazzi ma sembra essere lontano anni luce da quello che incontriamo quotidianamente. Prevale una lamentazione diffusa: insegnanti che si lamentano della famiglia dei propri alunni, genitori che difendono tout court i figli e non sembrano comprendere la necessità di un apprendimento basato su aspetti cognitivi, cooperativi ed emotivi. Si trova tanta demotivazione e ancor più rassegnazione, al punto da creare una sorta di imprinting alla rassegnazione anche nei bambini.
Questo libro, curato da Paola Scalari e scritto da insegnanti, pedagogisti, psicologi ed educatori ha il compito da un lato di fare una fotografia critica del presente, dall'altro di proporre buone pratiche per una scuola dell'oggi e del domani. Le buone pratiche sono basate su teorie consolidate ma non ancora applicate in maniera sistematica e consapevole: Bauleo, Pagliarani, Bleger, Freinet, Milani e, per citare il mondo attuale, Canevaro e Demetrio.
Si tratta di pratiche che tengono conto della possibilità di costruire una scuola che aiuti a pensare, dialogare, dar forma. Una scuola basata sull'ascolto, su modalità cooperative, dove bambini e ragazzi possano sentirsi liberi di esprimersi ma anche di prendersi responsabilità in base alle loro competenze. Una scuola che sa mettersi in relazione con i bambini e che sa creare basi per una coesione tra adulti che condividono l'educazione dei figli e degli allievi.
A scuola con le emozioni è rivolo agli insegnanti e ai genitori, ma anche a educatori e psicologi. Com'è il mondo visto con gli occhi del bambino? E' una domanda a cui dovrebbero saper rispondere soprattutto gli educatori dei bambini (oltre che i genitori, auspicabilmente), le maestre e i maestri di vari livelli, coloro che sono impegnati a far crescere i piccoli, ad indicare loro la strada per diventare adulti, per imparare a vivere. Una bella risposta alla domanda è contenuta nel libro "Parola di bambino" scritto da Paola Scalari e Francesco Berto, edizioni la meridiana (premesse... per il cambiamento sociale). La collana, per altro, è curata dalla stessa Paola Scalari che venerdì 14 alle 18 sarà alla libreria Einaudi di Trento in piazza della Mostra.

"Il conflitto che i bambini esprimono con le loro paure richiede l'amore di tutta la nostra intelligenza", scriveva lo psicanalista Luigi Pagliarani negli anni Novanta. Fondatore e presidente di ARIELE (Associazione Italiana di Psicosocioanalisi), Pagliarani, ha lasciato una profonda traccia del suo pensiero tanto che, molti dei suoi, allievi, ora psicanalisti e psicoterapeuti, hanno costituito la Fondazione a lui dedicata (www.luigipagliarani.ch). Fra questi Carla Weber che, venerdì 14, sarà in conversazione con Paola Scalari, co-autrice del libro. Suddiviso in quattro parti, "Alfabetizzazione sentimentale" la prima, "Chiamale emozioni" la seconda, "Il legame familiare" la terza e "Immagini spontanee, volare in alto" la quarta, "Parola di bimbo" non racconta, evoca, "mobilita cioè, poeticamente, la condizione di figlio che è l'elemento unificante l'umanità". Per gli studiosi che fanno riferimento a Luigi Pagliarani, gli autori del libro e coloro che fanno parte dell' associazione "Ariele", oltrecché della Fondazione, "la possibilità di ogni bambino di costruire un buon legame con sé stesso e con il mondo esterno va iscritta nei rapporti tra genitori, nei vincoli tra famiglie, nel tessuto vitale di un territorio, nell'attenzione creativa del mondo scolastico e nelle buone offerte del tempo libero". Sostengono gli autori del libro che "un adulto significativo nella crescita dei minori sa rimanere in contatto con la parte piccola, sensibile, fragile, incompiuta di se stesso". Solo così è possibile riconoscere ed identificarsi con le fatiche emotive dei bambini e aiutare il piccolo a "mettere in parole le emozioni". Non un percorso facile perché presuppone, da parte dell'adulto, la capacità di instaurare un livello comunicativo fra sé e il piccolo, visibile e invisibile, fra la mente di chi è già formato e la psiche di chi deve ancora formarsi. Una sfida bella, premessa necessaria per un mondo umano più equilibrato e meno sofferente. Il libro è il risultato di una ricerca sul campo fatta con i bambini e, nelle pagine sono contenute anche le loro osservazioni, le riflessioni su alcune questioni poste dall'educatore. Una postfazione di Luigi Pagliarani contribuisce a centrare ancor più il tema perché i due verbi da coniugare in ambito educativo sono "allevare e generare. Il grande - che sa ed ha - con l'allevare dà al piccolo quel che non sa e non ha. Qui c'è una differenza di statura. Nel generare questa differenza sparisce. Tutti contribuiscono a mettere al mondo, a far nascere quel che prima non c'era...". Un libro utile a educatori, genitori e adulti che vogliano rapportarsi con successo con i piccoli.