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02-2011-testata-GV

Incontro su “Bimbi protagonisti tra
i banchi di scuola” e riflessione sul ruolo
dell’insegnante. La psicologa Scalari:
«I bambini svegli e stimolati di oggi
hanno bisogno di un maestro affabulatore,
che sa tenere insieme il gruppo»

IL MAESTRO, UN SARTO

Paola Scalari: «Il compito dell’insegnante è sempre più quello
di cucire i saperi e di aiutare i bambini a organizzarli»

Una volta il maestro era il detentore del sapere e si andava a scuola a imparare. Adesso il sapere si apprende da tante fonti: internet, viaggi, tivù... Perciò il compito del maestro è di riorganizzare il sapere.

E' sempre più un esperto di cucitura, di orientamento e di maieutica». Lo sottolinea Paola Scalari psicologa e psicoterapeuta veneziana, autrice di tanti libri dedicati all'età evolutiva. Lo dice a margine di un incontro tenutosi pochi giorni fa a Venezia, al teatro dei Frari, sul tema “Bimbi protagonisti tra i banchi di scuola”, nell'ambito dell'iniziativa “Dritti sui diritti” promossa dal Comune di Venezia, in collaborazione con l'associazione Ariele, che si occupa di psico-socioanalisi. La società è cambiata e la scuola non è più il luogo quasi esclusivo della trasmissione del sapere. Ma la scuola resta fondamentale, aiuta a tirare fuori ciò che si ha e ad organizzarlo, sviluppa le capacità di cooperazione e di solidarietà, stimola la curiosità e il desiderio di aderire alla vita... Ciò che la scuola deve sempre più evitare, sostiene Paola Scalari, «è di essere spazio in cui il bambino ha il compito prioritario di adeguarsi a programmi, tempi e aspettative degli adulti. Si rischierebbe di svuotare il bambino, anziché di esercitare su di lui la funzione maieutica». Ci si lamenta in misura crescente che gli alunni – alle elementari ma non solo – sono irrequieti, indisciplinati, disattenti: «E' vero quanto il fatto che questa scuola, per sua difficoltà, fatica a relazionarsi con bambini svegli e stimolati, che hanno bisogno di grande capacità di seduzione, cioè di un maestro affabulatore che sa tenere insieme il gruppo». Se c'è questa figura, assume valore la classe come gruppo: «Che serve – rimarca la psicologa - non solo per imparare teorie e tecniche, ma diventa il luogo della socializzazione, dove si impara a stare con gli altri e a concepire la solidarietà e la cooperazione come principi importanti di vita». E se si prende questa direzione, il vantaggio non è solo per i piccoli ma anche per gli adulti: «Vale in primo luogo per gli insegnanti, che altrimenti rischiano di perdere la motivazione a insegnare, finendo per lamentarsi dei bambini, dei genitori, del sistema scolastico... Al centro, invece, ci devono essere l'attenzione e il piacere di stare con gli alunni, ascoltandoli e dando loro la possibilità di raccontare le proprie filosofie di vita, stimolandone l'apprendimento, ma non secondo la logica “quel che io ti dico tu impari”; aiutandoli piuttosto a essere curiosi e a organizzare le proprie conoscenze e relazioni». Una scuola di sarti, insomma. E di esperti di maieutica.


Giorgio Malavasi

«Una volta il maestro era il detentore
del sapere e si andava a scuola a imparare.
Adesso si apprende da tante fonti: internet,
viaggi, tivù... Perciò il compito del maestro
è di riorganizzare il sapere. E’ sempre più
un esperto di cucitura e di maieutica»

 

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Paola Scalari
è psicologa, psicoterapeuta, psicosocioanalista, docente in Psicoterapia della coppia e della famiglia alla Scuola di Specializzazione in Psicoterapia della COIRAG e di Teoria e tecnica del gruppo operativo in ARIELE psicoterapia. Docente Scuola Genitori Impresa famiglia Confartigianato.
Socia di ARIELE Associazione Italiana di Psicosocioanalisi. E’ consulente, docente, formatore e supervisore di gruppi ed équipe per enti e istituzioni dei settori sanitario, sociale, educativo e scolastico.
Cura per Armando la collana Intrecci e per la meridiana la collana Premesse… per il cambiamento sociale, ed è consulente delle riviste Animazione sociale del gruppo Abele, Conflitti del CPPP, Io e il mio Bambino, Sfera-Rizzoli group.
Nel 1988 ha fondato i "Centri età evolutiva" del Comune di Venezia per sostenere la famiglia nel suo compito di far crescere i figli e si è occupata della progettualità del servizio Infanzia Adolescenza della città di Venezia.
Insieme a Francesco Berto ha recentemente pubblicato per le edizioni La Meridiana: "Adesso basta! Ascoltami. Educare i ragazzi al rispetto delle regole." (2004), "Fuggiaschi. Adolescenti tra i banchi di scuola." (2005), "Fili spezzati. Aiutare genitori in crisi, separati e divorziati." (2006), "ConTatto. La consulenza educativa ai genitori." (2008), "Padri che amano troppo." (2009), "Mal d'amore. Relazioni familiari tra confusioni sentimentali e criticità educative." (2011), "A scuola con le emozioni - Un nuovo dialogo educativo" (2012), "Il codice psicosocioeducativo" (2013), "Parola di Bambino. Il mondo visto con i suoi occhi." (2013).

Educare è insegnare ad avere fiducia nel mondo che verrà, a investire positivamente le proprie capacità, a sognare e faticare per realizzare le proprie speranze di vita. Una scuola attiva, formativa, lo sa.
La scuola attiva e formativa è la scuola che tutti noi vorremmo avere per i nostri bambini e ragazzi ma sembra essere lontano anni luce da quello che incontriamo quotidianamente. Prevale una lamentazione diffusa: insegnanti che si lamentano della famiglia dei propri alunni, genitori che difendono tout court i figli e non sembrano comprendere la necessità di un apprendimento basato su aspetti cognitivi, cooperativi ed emotivi. Si trova tanta demotivazione e ancor più rassegnazione, al punto da creare una sorta di imprinting alla rassegnazione anche nei bambini.
Questo libro, curato da Paola Scalari e scritto da insegnanti, pedagogisti, psicologi ed educatori ha il compito da un lato di fare una fotografia critica del presente, dall'altro di proporre buone pratiche per una scuola dell'oggi e del domani. Le buone pratiche sono basate su teorie consolidate ma non ancora applicate in maniera sistematica e consapevole: Bauleo, Pagliarani, Bleger, Freinet, Milani e, per citare il mondo attuale, Canevaro e Demetrio.
Si tratta di pratiche che tengono conto della possibilità di costruire una scuola che aiuti a pensare, dialogare, dar forma. Una scuola basata sull'ascolto, su modalità cooperative, dove bambini e ragazzi possano sentirsi liberi di esprimersi ma anche di prendersi responsabilità in base alle loro competenze. Una scuola che sa mettersi in relazione con i bambini e che sa creare basi per una coesione tra adulti che condividono l'educazione dei figli e degli allievi.
A scuola con le emozioni è rivolo agli insegnanti e ai genitori, ma anche a educatori e psicologi. Com'è il mondo visto con gli occhi del bambino? E' una domanda a cui dovrebbero saper rispondere soprattutto gli educatori dei bambini (oltre che i genitori, auspicabilmente), le maestre e i maestri di vari livelli, coloro che sono impegnati a far crescere i piccoli, ad indicare loro la strada per diventare adulti, per imparare a vivere. Una bella risposta alla domanda è contenuta nel libro "Parola di bambino" scritto da Paola Scalari e Francesco Berto, edizioni la meridiana (premesse... per il cambiamento sociale). La collana, per altro, è curata dalla stessa Paola Scalari che venerdì 14 alle 18 sarà alla libreria Einaudi di Trento in piazza della Mostra.

"Il conflitto che i bambini esprimono con le loro paure richiede l'amore di tutta la nostra intelligenza", scriveva lo psicanalista Luigi Pagliarani negli anni Novanta. Fondatore e presidente di ARIELE (Associazione Italiana di Psicosocioanalisi), Pagliarani, ha lasciato una profonda traccia del suo pensiero tanto che, molti dei suoi, allievi, ora psicanalisti e psicoterapeuti, hanno costituito la Fondazione a lui dedicata (www.luigipagliarani.ch). Fra questi Carla Weber che, venerdì 14, sarà in conversazione con Paola Scalari, co-autrice del libro. Suddiviso in quattro parti, "Alfabetizzazione sentimentale" la prima, "Chiamale emozioni" la seconda, "Il legame familiare" la terza e "Immagini spontanee, volare in alto" la quarta, "Parola di bimbo" non racconta, evoca, "mobilita cioè, poeticamente, la condizione di figlio che è l'elemento unificante l'umanità". Per gli studiosi che fanno riferimento a Luigi Pagliarani, gli autori del libro e coloro che fanno parte dell' associazione "Ariele", oltrecché della Fondazione, "la possibilità di ogni bambino di costruire un buon legame con sé stesso e con il mondo esterno va iscritta nei rapporti tra genitori, nei vincoli tra famiglie, nel tessuto vitale di un territorio, nell'attenzione creativa del mondo scolastico e nelle buone offerte del tempo libero". Sostengono gli autori del libro che "un adulto significativo nella crescita dei minori sa rimanere in contatto con la parte piccola, sensibile, fragile, incompiuta di se stesso". Solo così è possibile riconoscere ed identificarsi con le fatiche emotive dei bambini e aiutare il piccolo a "mettere in parole le emozioni". Non un percorso facile perché presuppone, da parte dell'adulto, la capacità di instaurare un livello comunicativo fra sé e il piccolo, visibile e invisibile, fra la mente di chi è già formato e la psiche di chi deve ancora formarsi. Una sfida bella, premessa necessaria per un mondo umano più equilibrato e meno sofferente. Il libro è il risultato di una ricerca sul campo fatta con i bambini e, nelle pagine sono contenute anche le loro osservazioni, le riflessioni su alcune questioni poste dall'educatore. Una postfazione di Luigi Pagliarani contribuisce a centrare ancor più il tema perché i due verbi da coniugare in ambito educativo sono "allevare e generare. Il grande - che sa ed ha - con l'allevare dà al piccolo quel che non sa e non ha. Qui c'è una differenza di statura. Nel generare questa differenza sparisce. Tutti contribuiscono a mettere al mondo, a far nascere quel che prima non c'era...". Un libro utile a educatori, genitori e adulti che vogliano rapportarsi con successo con i piccoli.