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Commenti

  • Paola Biasin ha scritto Altro
    Essere genitori e non amarsi: difficile!... Domenica, 14 Giugno 2015
  • Emanuela ha scritto Altro
    Siamo messi male
    Oh come mi... Venerdì, 05 Dicembre 2014
  • Renata ha scritto Altro
    Perchè stupirci?
    E' un problema quello... Domenica, 24 Novembre 2013
  • Marcella ha scritto Altro
    Speranza
    Neppure la giornata sui diritti... Sabato, 23 Novembre 2013
  • Paola Scalari ha scritto Altro
    Dare voce
    Chi è Educatore ha espresso... Sabato, 23 Novembre 2013
  • Domenico ha scritto Altro
    Ragazze Invisibili
    Una brutta,... Mercoledì, 20 Novembre 2013
  • Michela ha scritto Altro
    Io penso...
    Nel film "Il ladro di... Lunedì, 18 Novembre 2013
Estate. Sole cocente, acqua invitante, pinete ombrose, freschi sentieri, rifugi ospitali, splendidi viaggi... Per i ragazzi l’estate rappresenta un tempo vuoto, libero, gioioso. E’ un’epoca per fare nuove scoperte, inedite esperienze, avventurose perlustrazioni. E’ una parentesi per nuovi incontri, amori, amicizie.
E’ con queste promesse nel cuore che gli adolescenti, da sempre, iniziano il tempo delle vacanze estive. Lasciati i banchi di scuola li aspettano tante novità.
C’è chi ritorna nel medesimo posto di villeggiatura proprio per ritrovare la vecchia compagnia. Quella con cui si è cresciuti insieme tra onde marine o gite in quota. Ma ogni anno l’appuntamento fa ritrovare i vecchi amici più grandi, adulti, interessanti. Ed allora nascono amori, si rinnovano, promesse, si dà il via a storie lasciate in sospeso. I luoghi sono i medesimi, ma gli stati d’animo, le attività, le conoscenze reciproche cambiano. Ognuno fa a gara per mostrarsi “cresciuto” e i genitori si trovano contenere o assecondare ogni anno nuove richieste di libertà dal controllo degli adulti. C’è chi invece si dirige, con la famiglia, verso località marine o montane mai visitate prima. Fantastica allora incontri sensazionali. Teme però di rimanere da solo sotto l’ombrellone o nel bosco di sempreverdi. Magari in compagnia di mamma e papà che “rompono” dicendo: “Perché non esci a divertirti?”. E il giovane che avrebbe voglia di dir loro: “Ma con chi? Se in questo buco dove mi avete portato non c’è l’ombra di un mio coetaneo e ci sono solo famigliole con figlioletti e cani appresso!”. E finisce per diventare intrattabile. E così se ne sta immusonito e rivendicativo dal mattino alla sera. Spesso fino agli ultimi giorni delle vacanze quando, sbollentata la paura di non essere accettato, si trova una compagnia e… allora non vorrebbe proprio tornare a casa. Ai genitori non rimane che pazientare che avvenga questo incontro che renderà indimenticabile la vacanza dei loro ragazzi.
C’è infine chi se ne va via da solo per studio, per via dello sport o per qualche occasione organizzata da enti ed associazioni. L’apprensione in famiglia è generale. Genitori preoccupati riempiono i figli di raccomandazioni. Ragazzi timorosi del mondo che li attende fuori dei circuiti conosciuti esprimono in mille modi la loro ansia. Qualcuno fa lo strafottente e si presenta sicuro, impaziente, allergico ai consigli. Qualcun altro fa e rifà minuziosamente la valigia perché ha paura di non avere a portata di mano un pezzetto della sua casa che gli dà così tanta sicurezza. Qualcun altro ancora fa finta di non dover partire e indugia a fare le ultime compere, preparare il necessario, andare a salutare nonna.
Ai genitori non rimane che controbilanciare gli stati emotivi del figlio. Chi ha in casa un adolescente impaziente lo dovrà trattenere ed invece chi si trova un figlio pavido lo deve incoraggiare.
Qualche adolescente più fortunato può anche vivere in un’unica estete tutte queste situazioni. Un po’ di giorni nella casa di famiglia, un periodo in una località di villeggiatura mai visitata e un tempo per fare un’esperienza all’estero o in un centro dedicato ad una specifica attività in totale autonomia. Ai genitori spetta equilibrare questi momento magari proponendo tra l’uno e l’altro una pausa per “digerire” le tante sollecitazioni emotive.
Qualcun altro però rimane anche a casa. Oggi però sia nelle città che nei piccoli paesi le occasioni per passare una buona estate non mancano. Dai villaggi acquatici alle notti bianche, dai cinema all’aperto ai parchi cittadini con musica e divertimenti organizzati. A mamma e papà può spettare il compito di portare a casa tutti i depliant promozionali per guardarli assieme al figlio.
Qualche ragazzo “volenteroso” fa anche le sue prime esperienze di lavoro come assistente in Centri estivi o come garzone di bottega. Per i ragazzi è questo un modo per racimolare due soldini e per sentirsi grandi. L’adolescente che desidera sperimentarsi come lavoratore appartenente ad una équipe di colleghi va quindi sostenuto.
In fondo ad ogni ragazzo non importa nulla il dove passa le sue giornate quanto con chi le trascorre.
Sarà quindi cura dei genitori garantirgli una vita sociale, spronarlo a trovare occasioni di svago, accompagnarlo in nuove esperienze affinché gli incontri con i pari, ma anche con adulti prima sconosciuti, diventino occasione di arricchimento umano, di scambio di opinioni, di scoperta di alternativi modi di vivere. L’estate serve dunque a frequentare la scuola di vita. E sarà “bocciato” solo chi si annoia senza sbloccare la sua creatività!

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Paola Scalari
è psicologa, psicoterapeuta, psicosocioanalista, docente in Psicoterapia della coppia e della famiglia alla Scuola di Specializzazione in Psicoterapia della COIRAG e di Teoria e tecnica del gruppo operativo in ARIELE psicoterapia. Docente Scuola Genitori Impresa famiglia Confartigianato.
Socia di ARIELE Associazione Italiana di Psicosocioanalisi. E’ consulente, docente, formatore e supervisore di gruppi ed équipe per enti e istituzioni dei settori sanitario, sociale, educativo e scolastico.
Cura per Armando la collana Intrecci e per la meridiana la collana Premesse… per il cambiamento sociale, ed è consulente delle riviste Animazione sociale del gruppo Abele, Conflitti del CPPP, Io e il mio Bambino, Sfera-Rizzoli group.
Nel 1988 ha fondato i "Centri età evolutiva" del Comune di Venezia per sostenere la famiglia nel suo compito di far crescere i figli e si è occupata della progettualità del servizio Infanzia Adolescenza della città di Venezia.
Insieme a Francesco Berto ha recentemente pubblicato per le edizioni La Meridiana: "Adesso basta! Ascoltami. Educare i ragazzi al rispetto delle regole." (2004), "Fuggiaschi. Adolescenti tra i banchi di scuola." (2005), "Fili spezzati. Aiutare genitori in crisi, separati e divorziati." (2006), "ConTatto. La consulenza educativa ai genitori." (2008), "Padri che amano troppo." (2009), "Mal d'amore. Relazioni familiari tra confusioni sentimentali e criticità educative." (2011), "A scuola con le emozioni - Un nuovo dialogo educativo" (2012), "Il codice psicosocioeducativo" (2013), "Parola di Bambino. Il mondo visto con i suoi occhi." (2013).

Educare è insegnare ad avere fiducia nel mondo che verrà, a investire positivamente le proprie capacità, a sognare e faticare per realizzare le proprie speranze di vita. Una scuola attiva, formativa, lo sa.
La scuola attiva e formativa è la scuola che tutti noi vorremmo avere per i nostri bambini e ragazzi ma sembra essere lontano anni luce da quello che incontriamo quotidianamente. Prevale una lamentazione diffusa: insegnanti che si lamentano della famiglia dei propri alunni, genitori che difendono tout court i figli e non sembrano comprendere la necessità di un apprendimento basato su aspetti cognitivi, cooperativi ed emotivi. Si trova tanta demotivazione e ancor più rassegnazione, al punto da creare una sorta di imprinting alla rassegnazione anche nei bambini.
Questo libro, curato da Paola Scalari e scritto da insegnanti, pedagogisti, psicologi ed educatori ha il compito da un lato di fare una fotografia critica del presente, dall'altro di proporre buone pratiche per una scuola dell'oggi e del domani. Le buone pratiche sono basate su teorie consolidate ma non ancora applicate in maniera sistematica e consapevole: Bauleo, Pagliarani, Bleger, Freinet, Milani e, per citare il mondo attuale, Canevaro e Demetrio.
Si tratta di pratiche che tengono conto della possibilità di costruire una scuola che aiuti a pensare, dialogare, dar forma. Una scuola basata sull'ascolto, su modalità cooperative, dove bambini e ragazzi possano sentirsi liberi di esprimersi ma anche di prendersi responsabilità in base alle loro competenze. Una scuola che sa mettersi in relazione con i bambini e che sa creare basi per una coesione tra adulti che condividono l'educazione dei figli e degli allievi.
A scuola con le emozioni è rivolo agli insegnanti e ai genitori, ma anche a educatori e psicologi. Com'è il mondo visto con gli occhi del bambino? E' una domanda a cui dovrebbero saper rispondere soprattutto gli educatori dei bambini (oltre che i genitori, auspicabilmente), le maestre e i maestri di vari livelli, coloro che sono impegnati a far crescere i piccoli, ad indicare loro la strada per diventare adulti, per imparare a vivere. Una bella risposta alla domanda è contenuta nel libro "Parola di bambino" scritto da Paola Scalari e Francesco Berto, edizioni la meridiana (premesse... per il cambiamento sociale). La collana, per altro, è curata dalla stessa Paola Scalari che venerdì 14 alle 18 sarà alla libreria Einaudi di Trento in piazza della Mostra.

"Il conflitto che i bambini esprimono con le loro paure richiede l'amore di tutta la nostra intelligenza", scriveva lo psicanalista Luigi Pagliarani negli anni Novanta. Fondatore e presidente di ARIELE (Associazione Italiana di Psicosocioanalisi), Pagliarani, ha lasciato una profonda traccia del suo pensiero tanto che, molti dei suoi, allievi, ora psicanalisti e psicoterapeuti, hanno costituito la Fondazione a lui dedicata (www.luigipagliarani.ch). Fra questi Carla Weber che, venerdì 14, sarà in conversazione con Paola Scalari, co-autrice del libro. Suddiviso in quattro parti, "Alfabetizzazione sentimentale" la prima, "Chiamale emozioni" la seconda, "Il legame familiare" la terza e "Immagini spontanee, volare in alto" la quarta, "Parola di bimbo" non racconta, evoca, "mobilita cioè, poeticamente, la condizione di figlio che è l'elemento unificante l'umanità". Per gli studiosi che fanno riferimento a Luigi Pagliarani, gli autori del libro e coloro che fanno parte dell' associazione "Ariele", oltrecché della Fondazione, "la possibilità di ogni bambino di costruire un buon legame con sé stesso e con il mondo esterno va iscritta nei rapporti tra genitori, nei vincoli tra famiglie, nel tessuto vitale di un territorio, nell'attenzione creativa del mondo scolastico e nelle buone offerte del tempo libero". Sostengono gli autori del libro che "un adulto significativo nella crescita dei minori sa rimanere in contatto con la parte piccola, sensibile, fragile, incompiuta di se stesso". Solo così è possibile riconoscere ed identificarsi con le fatiche emotive dei bambini e aiutare il piccolo a "mettere in parole le emozioni". Non un percorso facile perché presuppone, da parte dell'adulto, la capacità di instaurare un livello comunicativo fra sé e il piccolo, visibile e invisibile, fra la mente di chi è già formato e la psiche di chi deve ancora formarsi. Una sfida bella, premessa necessaria per un mondo umano più equilibrato e meno sofferente. Il libro è il risultato di una ricerca sul campo fatta con i bambini e, nelle pagine sono contenute anche le loro osservazioni, le riflessioni su alcune questioni poste dall'educatore. Una postfazione di Luigi Pagliarani contribuisce a centrare ancor più il tema perché i due verbi da coniugare in ambito educativo sono "allevare e generare. Il grande - che sa ed ha - con l'allevare dà al piccolo quel che non sa e non ha. Qui c'è una differenza di statura. Nel generare questa differenza sparisce. Tutti contribuiscono a mettere al mondo, a far nascere quel che prima non c'era...". Un libro utile a educatori, genitori e adulti che vogliano rapportarsi con successo con i piccoli.