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Commenti

  • Paola Biasin ha scritto Altro
    Essere genitori e non amarsi: difficile!... Domenica, 14 Giugno 2015
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    Ragazze Invisibili
    Una brutta,... Mercoledì, 20 Novembre 2013
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    Nel film "Il ladro di... Lunedì, 18 Novembre 2013

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L’ESPERTO - Per Paola Scalari solo con relazioni positive si evita il rischio di isolamento e depressione, sempre in agguato con l’età
La psicologa: «Una buona vecchiaia inizia costruendo buone relazioni fin da piccoli»
Si inizia a invecchiare dalla nascita e si finisce di invecchiare con la morte.

E già da bambini si impara a invecchiare bene, ma ci si può allenare per un migliore invecchiamento fino all'ultimo. Paola Scalari, psicologa e psicoterapeuta, propone questa come regola di fondo: «Si diventa vecchi in un modo che è consono e in rapporto stretto con ciò che si è costruito in una vita».
L'idea è proprio questa: che non si debba aspettare di di- ventare vecchi per imparare a vivere bene la vecchiaia. Anzi, questo sarebbe un errore: «La cosa più triste dell'invecchia- mento – rileva la psicologa mestrina – accade quando arrivi ad un'età avanzata senza renderti conto che non ci sarà più tempo per fare questo o quello... Cioè che la fantasia del tempo infinito, del tempo che non trascorre, per cui puoi rimandare cose importanti della tua vita, è invece in scadenza. Questa è la cosa più tragica».

Leggi tutto: GenteVeneta - Vecchiaia

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La scuola di oggi, se non ti adatti ad essa, non ti fa posto.

«La scuola non è adatta per tutti i ragazzi; bisogna perciò che facciamo “le” scuole, cioè una pluralità di proposte scolastiche, sia alle medie che alle superiori, che riesca a rispondere a diverse esigenze».
È la proposta di Paola Scalari, psicanalista mestrina, già responsabile dei Centri età evolutiva del Comune di Venezia, autrice di numerosi volumi sui temi dell'educazione.
Il problema è quello delle azioni da mettere in campo per ridurre al minimo l'abbandono scolastico. Un fenomeno in riduzione, ma ancora molto grave. Durante lo scorso anno scolastico, per esempio, 78 ragazzi (56 maschi e 22 femmine), in provincia di Venezia, hanno lasciato la scuola media. Lo attestano i dati dell'Ufficio scolastico regionale per il Veneto.

«Oggi – è l'analisi di Paola Scalari - la scuola è tale che, se non ti adatti ad essa e non hai gli strumenti per adattarti al suo modo di funzionare, non ti fa posto o non fa una didattica funzionale ai tuoi limiti, capacità e difficoltà». Il risultato, in molti casi, è la di- spersione: ragazzi che escono dal per- corso già a 13-14 anni, con un baga- glio culturale molto ridotto, con i pericoli che ciò comporta. «L'abbandono – ri- prende la psicologa - è una piaga sociale e culturale. Si crea una fetta di popolazione che non fruisce del di- ritto-dovere allo studio, che non è un di- ritto-dovere solo del singolo ma di tutta la comunità. Perché il rischio della disoccupa- zione, della marginalità e della devianza, in chi abbandona prematuramente, è molto....

Leggi tutto: Gente Veneta - Contro l'abbandono

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A me piacerebbe che la gente arrivasse a pensare che si va dallo psicoterapeuta quando si vuole fare un'esperienza di crescita emotiva senza pensarsi né matti né folli, perché noi non siamo i dottori della follia. Noi siamo persone che accompagnano i nostri pazienti nella crescita personale» .
Paola Scalari sintetizza così l'intento di fondo del suo nuovo libro, "L'ascolto del paziente - Uno sguardo interiore", edito da La Meridiana (pagg. 183, euro 18). La psicologa veneziana presenterà il libro martedi 16, alle ore 18.30, alla libreria Ubik di via Poerio 6 a Mestre, dialogando con la psicosocioanalista Nicoletta Livelli.

Leggi tutto: Gente Veneta - No agli stereotipi

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TECNOLOGIA E PSICOLOGIA
La psicologa veneziana: "II problema non è togliere il digitale ai più giovani, ma educarli a creare e vivere le relazioni"
Spegnere il cyberbullismo con adulti responsabili, studi umanistici e patronati.

Paola Scalari: "Inutile gridare contro i social 'cattivi': gli adulti educhino i ragazzi alla tecnologia"

Cyberbullismo? Dipendenza da smartphone? Contro le devianze tre gli antidoti: adulti responsabili, una scuola che educhi ai valori umanistici e patronati parrocchiali che siano luoghi accoglienti, capaci di promuovere le relazioni.
Ma caviamoci dalla testa di fare opposizione esplicita, o anche solo resistenza passiva, alla civiltà digitale e ai social così abbondantemente usati da adolescenti e ragazzi.

Leggi tutto: Gente Veneta: Spegnere il cyberbullismo con adulti responsabili

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Adolescenti e preadolescenti: che fare se dicono le bugie

Di Angela Bisceglia

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È un comportamento che non piace affatto ai genitori, in realtà le bugie per i ragazzi costituiscono una sorta di ‘prova tecnica’ verso il raggiungimento dell’autonomia e perciò, entro certi limiti, possono essere considerate "fisiologiche". Come ci spiega Paola Scalari, psicologa e psicoterapeuta dell’età evolutiva.

È importante educare i figli a raccontare - e raccontarsi - la verità

"È senz’altro importante che il genitore educhi il ragazzo alla verità, che serve non solo per costruire con lui un rapporto basato sulla fiducia, ma anche per abituare il ragazzo ad affrontare la realtà, quella che piace e quella che non piace, e a non nascondersi dietro una bugia per scappare da una situazione difficile o che impaurisce" premette Paola Scalari, psicologa e psicoterapeuta dell’età evolutiva.

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Paola Scalari
è psicologa, psicoterapeuta, psicosocioanalista, docente in Psicoterapia della coppia e della famiglia alla Scuola di Specializzazione in Psicoterapia della COIRAG e di Teoria e tecnica del gruppo operativo in ARIELE psicoterapia. Docente Scuola Genitori Impresa famiglia Confartigianato.
Socia di ARIELE Associazione Italiana di Psicosocioanalisi. E’ consulente, docente, formatore e supervisore di gruppi ed équipe per enti e istituzioni dei settori sanitario, sociale, educativo e scolastico.
Cura per Armando la collana Intrecci e per la meridiana la collana Premesse… per il cambiamento sociale, ed è consulente delle riviste Animazione sociale del gruppo Abele, Conflitti del CPPP, Io e il mio Bambino, Sfera-Rizzoli group.
Nel 1988 ha fondato i "Centri età evolutiva" del Comune di Venezia per sostenere la famiglia nel suo compito di far crescere i figli e si è occupata della progettualità del servizio Infanzia Adolescenza della città di Venezia.
Insieme a Francesco Berto ha recentemente pubblicato per le edizioni La Meridiana: "Adesso basta! Ascoltami. Educare i ragazzi al rispetto delle regole." (2004), "Fuggiaschi. Adolescenti tra i banchi di scuola." (2005), "Fili spezzati. Aiutare genitori in crisi, separati e divorziati." (2006), "ConTatto. La consulenza educativa ai genitori." (2008), "Padri che amano troppo." (2009), "Mal d'amore. Relazioni familiari tra confusioni sentimentali e criticità educative." (2011), "A scuola con le emozioni - Un nuovo dialogo educativo" (2012), "Il codice psicosocioeducativo" (2013), "Parola di Bambino. Il mondo visto con i suoi occhi." (2013).

Educare è insegnare ad avere fiducia nel mondo che verrà, a investire positivamente le proprie capacità, a sognare e faticare per realizzare le proprie speranze di vita. Una scuola attiva, formativa, lo sa.
La scuola attiva e formativa è la scuola che tutti noi vorremmo avere per i nostri bambini e ragazzi ma sembra essere lontano anni luce da quello che incontriamo quotidianamente. Prevale una lamentazione diffusa: insegnanti che si lamentano della famiglia dei propri alunni, genitori che difendono tout court i figli e non sembrano comprendere la necessità di un apprendimento basato su aspetti cognitivi, cooperativi ed emotivi. Si trova tanta demotivazione e ancor più rassegnazione, al punto da creare una sorta di imprinting alla rassegnazione anche nei bambini.
Questo libro, curato da Paola Scalari e scritto da insegnanti, pedagogisti, psicologi ed educatori ha il compito da un lato di fare una fotografia critica del presente, dall'altro di proporre buone pratiche per una scuola dell'oggi e del domani. Le buone pratiche sono basate su teorie consolidate ma non ancora applicate in maniera sistematica e consapevole: Bauleo, Pagliarani, Bleger, Freinet, Milani e, per citare il mondo attuale, Canevaro e Demetrio.
Si tratta di pratiche che tengono conto della possibilità di costruire una scuola che aiuti a pensare, dialogare, dar forma. Una scuola basata sull'ascolto, su modalità cooperative, dove bambini e ragazzi possano sentirsi liberi di esprimersi ma anche di prendersi responsabilità in base alle loro competenze. Una scuola che sa mettersi in relazione con i bambini e che sa creare basi per una coesione tra adulti che condividono l'educazione dei figli e degli allievi.
A scuola con le emozioni è rivolo agli insegnanti e ai genitori, ma anche a educatori e psicologi. Com'è il mondo visto con gli occhi del bambino? E' una domanda a cui dovrebbero saper rispondere soprattutto gli educatori dei bambini (oltre che i genitori, auspicabilmente), le maestre e i maestri di vari livelli, coloro che sono impegnati a far crescere i piccoli, ad indicare loro la strada per diventare adulti, per imparare a vivere. Una bella risposta alla domanda è contenuta nel libro "Parola di bambino" scritto da Paola Scalari e Francesco Berto, edizioni la meridiana (premesse... per il cambiamento sociale). La collana, per altro, è curata dalla stessa Paola Scalari che venerdì 14 alle 18 sarà alla libreria Einaudi di Trento in piazza della Mostra.

"Il conflitto che i bambini esprimono con le loro paure richiede l'amore di tutta la nostra intelligenza", scriveva lo psicanalista Luigi Pagliarani negli anni Novanta. Fondatore e presidente di ARIELE (Associazione Italiana di Psicosocioanalisi), Pagliarani, ha lasciato una profonda traccia del suo pensiero tanto che, molti dei suoi, allievi, ora psicanalisti e psicoterapeuti, hanno costituito la Fondazione a lui dedicata (www.luigipagliarani.ch). Fra questi Carla Weber che, venerdì 14, sarà in conversazione con Paola Scalari, co-autrice del libro. Suddiviso in quattro parti, "Alfabetizzazione sentimentale" la prima, "Chiamale emozioni" la seconda, "Il legame familiare" la terza e "Immagini spontanee, volare in alto" la quarta, "Parola di bimbo" non racconta, evoca, "mobilita cioè, poeticamente, la condizione di figlio che è l'elemento unificante l'umanità". Per gli studiosi che fanno riferimento a Luigi Pagliarani, gli autori del libro e coloro che fanno parte dell' associazione "Ariele", oltrecché della Fondazione, "la possibilità di ogni bambino di costruire un buon legame con sé stesso e con il mondo esterno va iscritta nei rapporti tra genitori, nei vincoli tra famiglie, nel tessuto vitale di un territorio, nell'attenzione creativa del mondo scolastico e nelle buone offerte del tempo libero". Sostengono gli autori del libro che "un adulto significativo nella crescita dei minori sa rimanere in contatto con la parte piccola, sensibile, fragile, incompiuta di se stesso". Solo così è possibile riconoscere ed identificarsi con le fatiche emotive dei bambini e aiutare il piccolo a "mettere in parole le emozioni". Non un percorso facile perché presuppone, da parte dell'adulto, la capacità di instaurare un livello comunicativo fra sé e il piccolo, visibile e invisibile, fra la mente di chi è già formato e la psiche di chi deve ancora formarsi. Una sfida bella, premessa necessaria per un mondo umano più equilibrato e meno sofferente. Il libro è il risultato di una ricerca sul campo fatta con i bambini e, nelle pagine sono contenute anche le loro osservazioni, le riflessioni su alcune questioni poste dall'educatore. Una postfazione di Luigi Pagliarani contribuisce a centrare ancor più il tema perché i due verbi da coniugare in ambito educativo sono "allevare e generare. Il grande - che sa ed ha - con l'allevare dà al piccolo quel che non sa e non ha. Qui c'è una differenza di statura. Nel generare questa differenza sparisce. Tutti contribuiscono a mettere al mondo, a far nascere quel che prima non c'era...". Un libro utile a educatori, genitori e adulti che vogliano rapportarsi con successo con i piccoli.