In breve: lavorare efficacemente in un gruppo significa innanzi tutto imparare a rielaborare incessantemente e collettivamente i vissuti comuni. Ma è indubbiamente nella capacità di trovare un equilibrio, anche se provvisorio, del complesso mix di componenti affettive e cognitive di cui ogni partecipante è portatore che risiede la possibilità di una maturazione del gruppo e la capacità di accettare il senso del limite senza rinunciare all’azione.
Conoscere l’oggetto del proprio lavoro, per gli operatori impegnati in un progetto, comporta un processo di apprendimento continuo. Apprendere significa far crescere il proprio sapere. Sapere comporta una ripetuta elaborazione delle fantasie e dei fantasmi che si sviluppano nel processo di trasformazione. Trasformarsi mobilita dunque emozioni, sentimenti ed affetti personali di ciascun operatore.
Succede in tutti gli ambiti di lavoro. Persone diverse, con storie personali e professionalità specifiche, si trovano a gestire insieme obiettivi e strumenti di lavoro. Nel frattempo, i vissuti dell'équipe crescono e si sviluppano, non senza difficoltà e veri e propri momenti di impasse. Portare il gruppo a una maggiore attenzione e consapevolezza delle dinamiche interne ha allora un importante valore strategico ai fini del raggiungimento degli obiettivi comuni.
Leggi tutto: A.S. - Dall'appartenere a un progetto al perseguire obiettivi comuni
Conflitti di ruolo, sommovimenti emotivi, resistenze intellettive e ansie prestazionali punteggiano i vissuti quotidiani del lavoro in équipe. E a maggior ragione le dinamiche di gruppi impegnati nel confronto con utenze portatrici di contenuti particolarmente problematici e dolorosi. Imparare a conoscere i propri stati d'animo, verbalizzare le difficoltà, comunicare ansie e timori permette di non lasciare sole le persone e far crescere la passione per il progetto.
Leggi tutto: A.S. - Come trasformare le emozioni in comunicazioni
La professione educativa e il lavorìo interiore che ne consegue possono portare l’animatore a «logorarsi» interiormente se non supportato da un attento e valido gruppo di formazione.
Il gruppo di animatori non è solo il luogo in cui insieme si fa verifica del lavoro svolto, ma è anche il luogo in cui ognuno deposita le inquietudini, si alleggerisce delle preoccupazioni e delle incomprensioni educative che riguardano i singoli ragazzi e nel socializzare questi ripensamenti ne permetteuna rielaborazione collettiva.
Leggi tutto: A.S. - Dall'agire animativo al conoscersi dell'animatore
L'animatore tra esperienza e teoria sui gruppi
Intervista ad Armando Bauleo a cura di Paola Scalari e Francesco Berto
Quale disposizione della mente dovrebbe avere l’animatore nei confronti di un gruppo che è chiamato a condurre? Quanta capacità di coinvolgersi mentalmente nelle relazioni, nei vissuti, nelle emozioni? Accanto alle attività animative l’animatore è tenuto anche a saper «condurre» se stesso, a sapersi ritagliare un «tempo di ossigenazione», dedicato a ripensare, a riandare con il pensiero alla giornata trascorsa con i ragazzi, un tempo di cui disporre per lasciare sedimentare i vissuti e le emozioni.
Per il coordinatore di un laboratorio pro- porre un’esperienza di gruppo a un insieme di ragazzi significa offrire la sua mente all’incontro con emozioni, sentimenti e vissuti forti e contrastanti.
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